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Ex Cutolo, lo stabilimento inutilizzato verso il degrado

Cercasi acquirente per lo stabilimento della ex Cutolo di Atella, l’appello dei sindacati Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil, che mentre stanno prendendo piede i due programmi della Regione Basilicata per garantire l’occupazione ai dipendenti in cassa integrazione (attraverso progetti imprenditoriali legati ad altri settori), si pongono il problema dell’impianto produttivo, che fino a pochi anni fa commercializzavano bibite ed acque minerali. I lavoratori della ex Cutolo, in base al programma regionale di reindustrializzazione saranno suddivisi tra due aziende: la Cmd di Atella, che si impegnerà in un investimento di 12 milioni e 500 mila euro, con previsione occupazionale di 35 unità lavorative nell’ambito della realizzazione di componenti meccaniche per motori, e la Doc Airconcrete srl, che attraverso un investimento di 13 milioni e 500 mila produrrà manufatti per l’edilizia, contando di dare occupazione a 35 persone. Entro pochi mesi le due realtà imprenditoriali completeranno l’iter burocratico e potranno dare inizio agli investimenti. Ma ora resta il problema dell’impianto produttivo situato tra Atella e Rionero, che attualmente , dopo il fallimento dello storico proprietario – sotto curatela – è stato messo all’asta.
“Ci auguriamo – dicono Vincenzo Esposito, Antonio Lapadula e Gerardo Nardiello , segretari di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil – che qualche imprenditore si faccia avanti. E’ un peccato veder deperire lo stabilimento con i macchinari. Il nostro auspicio è che si faccia avanti un’azienda del settore che rilevi la struttura e possa dare inizio alle produzioni e alla commercializzazione di acque minerali di grande qualità”.
Un paio di anni fa si era materializzata la proposta di una società, la Alaquae, che aveva partecipato a un bando per la reindustrializzazione, affermando di puntare sia al rilancio delle attività produttive che al mantenimento dei livelli occupazionali. Lo scorso anno, però , quella società si tirò indietro, costringendo la Regione ha trovare un’altra soluzione, che poi sfociò in un nuovo avviso pubblico (che teneva separati l’aspetto occupazionale e la questione dell’impianto produttivo).
“In questo modo, trovando aziende di altri settori – dicono i tre sindacalisti – si va verso la risoluzione del problema occupazionale. Ma resta in piedi, ad oggi, quello dell’impianto produttivo. Finora sono andate deserte ben quattro aste per la vendita della struttura: si era partiti da sei milioni e 500 mila euro, mentre nell’ultimo incanto la cifra è scesa a 4 milioni di euro circa. La prossima asta, prevista in ottobre, con il ribasso dovrebbe partire da 3 milioni e 500 euro”.

fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno