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L’acqua lucana attira il business internazionale

Prima la multinazionale The Coca-Cola Company che attraverso la Coca-Cola Hbc Italia aveva acquisito, nel febbraio del 2006, i due stabilimenti di Rionero e Monticchio della Fonti del Vulture (allora appartenenti alla famiglia Traficante), decidendo di investire nelle acque minerali dell’area Nord lucana; dopo qualche anno,nel 2010, anche il gruppo Norda – guidato da decenni dalla famiglia Pessina, di Rho in Lombardia – aveva fiutato l’affare andando a far suo l’impianto della Gaudianello. Negli ultimi anni è stata la volta di San Benedetto Acque minerali, gruppo nato in Veneto negli anni Cinquanta del secolo scorso, che dopo aver investito nella nostra regione con la Viggianello Fonti del Pollino, si è spostato di non molti chilometri per rilevare ad un’asta fallimentare l’impianto della ex Cutolo di Rionero in Vulture, progettando un programma di rilancio che ad oggi, in verità, sta iniziando a diventare realtà. Importanti gruppi di livello nazionale ed internazionale, insomma, negli ultimi due lustri hanno colonizzato il settore delle acque minerali della Basilicata, portando comunque effetti benefici a livello di commercializzazione ed occupazione. L’ultimo tassello di questo mosaico è l’acquisizione da parte del gruppo Norma di uno dei due impianti della Fonti del Vulture: quello di Monticchio, dove si imbottiglia la Toka. Quest’ultimo, in realtà, è un passaggio di mano che avviene fra due gruppi che ormai da alcuni anni investono in Basilicata.«Il fatto che in Basilicata siano arrivati questi gruppi – dicono i segretari regionali di Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil, Vincenzo Esposito, Antonio Lapadula e Gerardo Nardiello – è certamente importante. Si tratta di aziende che sono intervenute in momenti di difficoltà per l’ impresa lucana. La Coca-Cola Company ha dato un grande impulso alle attività commerciali degli stabilimenti della famiglia Traficante, stesso discorso vale per il gruppo Norda con la Gaudianello. Il primo gruppo dà lavoro nella nostra regione a circa 120 dipendenti, nel secondo i lavoratori sono un’ottantina. La San Benedetto – dicono ancora – ha rilevato invece lo stabilimento della ex Cutolo, che dopo il fallimento della società era destinato ad andare in deperimento, e che invece ora è al centro di nuove possibilità occupazionali. Il fatto fondamentale – continuano Esposito, Lapadula e Nardiello – è che il mercato delle acque minerali del territorio lucano abbia avuto una nuova linfa, e che continui a garantire lavoro e prospettive future a tante famiglie. L’area del Vulture è un immenso giacimento di risorse idriche, con un miliardo di metri cubi d’acqua che scorrono nel sottosuolo. Le sorgenti maggiori si trovano a Monticchio Bagni ed in contrada La Francesca, fra Rionero in Vulture ed Atella. Ed è proprio quella, la parte del territorio maggiormente sfruttata dal punto di vista commerciale. L’unica realtà che resta prettamente lucana è Fonte Itala, il più piccolo tra gli stabilimenti di acque minerali del Vulture Melfese. In quell’impianto i dipendenti non sono molti, ma l’azienda continua ad andare avanti, essendosi riuscita a ritagliare una nicchia di mercato che consente il proseguimento delle attività.

fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno